I dati del rapporto Eures-Ansa indicano che una vittima su quattro è donna
L’ultimo rapporto Eures-Ansa uscito nel 2010 centrato su “L’omicidio volontario in Italia” parla chiaro: osservando il biennio 2007-2008, la vittima è una donna in un caso su 4 (il 24,1%), anche se resta una “forte prevalenza delle vittime di sesso maschile” (il 76,2% del totale), salgono le vittime di sesso femminile, di pari passo con l’aumento dei delitti in famiglia, specie al Nord, dove sono più frequenti questo tipo di omicidi.
Le regioni che si attestano sul maggiore numero dei cosiddetti “femminicidi” è la Lombardia (26, pari al 17,7% del totale), seguita dalla Toscana (15, pari al 10,2%), dalla Puglia (14, pari al 9,5%) e dall’Emilia Romagna (12 femminicidi, pari all’8,2%). Le donne uccise sono passate dal 15,3% del totale nel periodo 1992-’94 al 23,8% del biennio 2007-2008.
Il dato sui delitti che si consumano nell’ambito domestico contro le donne emerge prepotentemente dal rapporto Eures-Ansa: esso ci fa riflettere sul grado di violenza quotidiano che si consuma dentro le famiglie e che anche può sfociare nella tragedia di un omicidio.
Se pensiamo che il 70,7% dei femminicidi è stato compiuto nel 2008 all’interno di contesti familiari (104 donne uccise, a fronte di 67 uomini), e che nel 2006 si è arrivati anche al 74%, vengono i brividi.
Aumentano anche le donne vittime della criminalità comune (21 casi, pari al 14,3% delle vittime totali in questo ambito) e degli omicidi tra conoscenti (dal 4,4% del 2006 al 6,8%): non si registra nel 2008 alcuna vittima di sesso femminile negli omicidi commessi dalla criminalità organizzata.
Quali le categorie più a rischio? Secondo il rapporto, sono le anziane le donne più colpite: 36 vittime, pari al 24,5% del totale, con numerosi omicidi di coppia o ‘pietatis causa’, ma il rischio è alto anche tra i 25 e i 34 anni, all’interno di rapporti di coppia per ragioni passionali: 32 vittime, pari al 21,8% sul totale.
La prevenzione di queste tragedie quindi parte proprio dall’individuare la violenza di genere che le donne subiscono in casa e dall’aiuto che si può dare loro ad uscire dall’invisibilità.
Come? Facendo informazione sugli strumenti diretti di intervento, come i centri e gli sportelli anti-violenza, (come quello promosso dalla Fondazione Pangea Onlus) che offrono un fondamentale aiuto alle donne che stanno subendo violenza o che hanno deciso di compiere un percorso di uscita e indirettamente, sottolineando atteggiamenti sociali e culturali che favoriscono questo clima intimidatorio fin dentro le nostre case.
Non a caso, l’anno scorso dalla Rete Internazionale delle Donne per la Solidarietà è stata varata un’iniziativa per ribadire i 30 anni di vita della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW, 1979), il più importante strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di diritti delle donne. CEDAW- “Lavori in corsa” è stata promossa da una piattaforma di organizzazioni italiane di cui fa parte anche Pangea, le quali si occupano di politiche di genere.
Questi nostri dati nazionali legano la persistenza delle violenze di genere al resistere di una mentalità patriarcale e spesso maschilista, poco rispettosa della dignità della donna e dell’uguaglianza di genere.
La libertà di scelta della donna e la sua integrità psico-fisica sono valori assoluti, e come tali vanno riconosciuti senza compromessi in Italia come in tutti i Paesi del mondo.
Fonte per le statistiche:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/07/03/visualizza_new.html_1849387081.html?keepThis=true&TB_iframe=true&height=500&width=750
Centinaia di vittime sacrificate in nome di un concetto di bieco maschilismo di possesso da cui il maschio non nsi è mai liberato sin dai primordi del genere umano. Da millenni il cromosoma Y etichettato a suo tempo, forse non sbagliando di tanto da genetisti criminologi come il depositario dell’ aggressività maschile, continua sotto altre spoglie a fornirsi all’ omicida come suo efferato e funereo strumento di morte. Diceva un famoso sociobiologo a commento delle tristi azioni compiute a suo tempo ed anche oggi dall’ uomo cosiddetto moderno: cosa volete pretendere da una umanità giovane di appena 30000 anni quale è appunto l’ uomo moderno di Cro- magnon? Noi pretendiamo che la cultura dominante si faccia carico del drammatico problema colpendo inesorabilmente i resposabili di questi belluini gesti attraverso guisti processi e pene commisurate all” azione prodotta senza indulgere a facili attenuanti ngeneriche come ad esempio l’ ninfanzia difficile ed altre stupidate del genere che offrendono ukteriormente la vittima e i di lei parenti e la società tutta . La smettano i giudici di rispondere : noi ci limitiamo ad applicare il codice , nascondendosi dietro un velo trasparente; e se c’è qualcosa da cambiare , si abbia il coraggio di ricorrere a leggi più severe. Sono un padre di tre figli di cui una ragazza ventenne che continuerà ad alzare la sua voce contro questi orrendi delitti, chiamiamoli femminicidi, donniicidi che rimangon, grazie alla cretineria di tanti magistrati sostanzialmente depenalizzati: Basta seguire qualche puntata di AMORE CREIMINALE su RAI TRE per rendersene pienamente conto.
Comne è strana la seguente sintassi italiana: si usa dire “ti voglio bene” e mi sembra giusto che l’ so del complemento di termine “ti”. Ma si dice anche “ti amo ” dove il “ti” ha qui la chiuara funzione di complemento oggetto. Impropria sintassi nel secondo caso dove il termine amore ha esatamente una valenza supoeriore al dire ” ti voglio bene” Ed allora cominciamo a dire ” Io amo a te” pareggiando almeno la partita con la prima fras. Forse qualcuno si soffermerà su quel A TE inducendolo ad una piccola rivoluzione sintattica ma a ben più paritetico pensiero nei confronti del soggetto d’ amore. Sarà poco ma qualcosa forse servirà. Io voglio a te, piango a te, io amo a te, io vivo na te.
Di qual bassa lega è impregnata la magistratura italiana che sembra vieppiù comportarsi in attesa del 27 anzichè attenersi ad un nruolo che necessariamente dovrebbe essere di altro ed alto profilo. Una magistratura che guar5da attraverso uno spioncino credendo di avere il diritto sacrosanto di invadere , discutibilmente, lo spazio altrui, per trarne dolosamente visioni atte a essere strumenti di lotta politica, di eliminazione dell’ avversario in nome di un gretto puritanesimo di vecchia e becera scuola . Una magistratura che spia e che ha la spudoratezza e l’ infamia di assolvere quel DELFINO assasssino genovese della prima delle sue due fidanzate. Io non voglio sentire, come si è adusi dire, aspettiamo le motivazioni della sentenza , perchè non vi è aocuna motivazione scritta da un giudice imbecille quanto garantista che possa assolvere questo criminale dall’ orrendo misfatto compiuto.Chi mai potrebbe essere stato signor giudice ad uccidere quella ragazza se non chi le è stato vicino fisicamente tutta la sere in cui è stato commesso l’ omicidio. Chi altro potrebbe essere coinvolto e che aveva motivo di sopprimere una persona colpendola in modo efferato e con estrema crudeltà. Caro giudice Lei dovrebbe ancore frequentare la scula dell’ obbligo anzichè starsene seduto su uno scranno più alto degli altri per un premio di produzione mensile che oltrepassa certamente i 7-8 mila euro. E’ vero, non abbiamo il film che ci mostri i fotogrammi da cui si staglia la figura del Delfino e quaesta sarebbe la pistola fumante che raramente però vediamo nelle dinamiche delittuose. Si può arrivare al responsabile di un misfatto anche attraverso indizi come tante volte è avvenuto: certo ciò implica un impegno ed una volontà assoluta di trovare il colpevole , cosa che non trovo in Lei. Abbia vergogna. Ma mi scusi se al posto della povera ragazza ci fosse stata la SUA figlia avrebbe agito in simil maniera? In dubio pro reo, o in dubio pro misero vero, dirà Lei che sa di latino. Si vergogni ancora e se qualche cosa c’è nell’ antro oscuro della sua anima chieda in silenzio perdono alla madre di quella donna che Lei ha avuto l’ insolenza di offendere. Per la terza volta si vergogni.
Consumata est. Yara è morta , uccisa e forse prima violentata da persona qualunque, magari rispettabile ma certamente devastato nella sua dimensione interiore dove scorre un fiume lutulento, melmoso, nauseabondo, rivoltante, putrefatto. Ancora una donna, una ragazzina che non ha avuto la possibilità di godere della maturità femminile e neppure di una normale adolescenza colorata dai profumi dei sogni di ragazzina che si affaccia alla vita. Cara Yara sei stata violata anche da chi blaterrava come il questore di Bergamo che le indagini riguardavano Yara per la quale gli inquirenti avevavo elementi probatori che tu fossi in vita. Imbecilli a non condiderare l’ impatto speranzoso che avrebbero avuto i genitori da queste maldestre poarole di uno stupido che non ha la minima cognizione di psicologia.Questore dimettiti, non ti vogliamo più sentire a dire cretinerie. Yara sei stata vilipewsa ancora dopo la morte , e da chi? da quegli inquirenti che non riescono a vedere al di là del pòroprio naso , incapaci a trovarti risparmiandoti l’ obbrobbio di un corpo in preda ai processi di devastazione tanatologica. Dove ti hanno cercata queste mezze calzette che sono andati addirittura in Fruili seguendo le visioni di una pazza SENSITIVA, anzichè rinvenirti vicino a casa tua dove ti hanno trovato dei ragazzini come te che giocavano con degli aeromodelli. Forze dell’ ordine vergognatevi, avete usato i cani molecolari, aggettivo sprecato per i cani , ma , adatto allo spessore della vostra corteccia cerebrale.Questore si dimetta , si scusi per la sua dabbenaqggine con i genitori di Yara e lasci il cqampo a chi, manon so se ce ne siano a chi ha più intelliegenza, capacità ed unanità di Lei. Ahi provincia Italia.Ora non aspetto altro che l’eventuale assassino venga arrestato e giudicato dal solito giudice stupido quanto mai che troverà il modo per comminargli la moinor pena possibile.
Elisa Claps: venti anni di vituperato silenzio da una terra omertosa sin nellle sue pieghe più intime coinvolgenti tutti gli strati della popolazione lucana. Ignominia certo.Cittadini, clero curiale e vescovi tutti infarciti di una sottocultura autoassolventosi.
Ora arriva la notizia che è stato repertato del materiale genetico, DNA, di Restivo su di un indumento della povera Elisa, in modo aneddotico, dato che il sospettato aveva rifiutato il prelievo a suo tempo chiestogli, ma pur sempre prova valida. La difesa del Restivo avrà di certo messo le mani avanti arrampicandosi non so su quali levigatissimi specchi ed adducendo chissà mai deleranti argomentazioni (contaminatio ex post con dna direstivo sugli indumenti della Claps da parte degli inquirenti). Ma la realtà a venire potrebbe superare qualsivoglia nostra fantasia. A tal proposito possiamo ricordare quanto avvenne nel processo all’ ex giocatore di football americano Simpson accusato di uxoricidio ed omicidio dell’ allora compagno della ex moglie. Brevemente, fu interpellato in sede processuale Kerry Mullis, premio nobel per aver inventato la tecnica PCR, moltiplicatrice di tratti di DNA, sulla specificità del test attrributivo del DNA. Costui, rispose, che il test può fornire dei riisultati falsi positivi( tutto il mondo scientifico inorridì, ed aveva ragione). Fu infatti una “sparata” di Kellis personalità con caratteristiche di disturbi della personalità molto noto nell’ ambiente per questo suo modo di esistere. Resta il fatto che in base ad un DELIRIO di Kellis e per la benevolenza della giuria numericamente favorevole a Simpson (7 afroamericani, 4 bianchi)fu emesso il verdetto di assoluzione. (tutto il mondo sa che Simpson è colpevole, ed in sede civile la famiglia della moglie fu ampiamente risarcita). Ci auguriamo che non si sostenga, in corso di un eventuale incidente probatorio, la falsa positività del DNA attribuito a questo ignobile individuo scagionandolo dall’ aver commesso il fatto.
Threnos per carmela martire
Oggi stesso sei in paradiso bianco giglio di una giovinezza strappata alla vita. Ma qui gli angeli piangono perchè il tuo paradiso era laggiù in quella terra che per troppi pochi anni hai ammirato e di cui hai goduto. Non c’ è posto in paradiso dicono gli angeli , vogliamo te alla vita alla gioia al canto alle elegie di amori appena accennati nobilitati da candidi pensieri e teneri sentimenti. Il tuo posto è laggiù piccolo angelo martire laico in una società che non è capace di proteggere i propri migliori figli. Società decadente, alla fine di una storia mai partecipata e vissuta ma sempre violata. Hai donato una seconda vita all’ amata tua sorella , le hai fatto da scudo come una madre farebbe per la propria figlia di fronte a belluina violenza in questa maledetta terra dove c’ era pur posto per tutte e due e nessuno per quel criminale esaltato che cosizzava l’ amore tra ragazzi. Non c’è posto in paradiso , il tuo paradiso è e sarà qui dove continuerai in simbiosi con quella sorella con la quale condividevi tutto con la quale vivevi la santa vita di ogni giorno. Vieni , si è fatta sera. Amen
madri, fidanzate, compagne ,ex compagne, mogli , donne accomunate come vittime sacrificali in primitivi riti di bestialità di un’ orda mascolina che confonde ogni cosa , incapace di fermarsi di fronte ad una compulsività femminicida che trova malsana motivazione nell’ errato concetto di possesso totale dell’ altra e di cui disporne a belluino piacimento. Menti ubriacate di machismo , sottocultura razzista che ignora la inviolabilità della persona umana. palestrati di bassa intelligenza, studenti brillanti , giovani definiti normali capaci delle più brutali nefandezze dopo essersi levati quella patina di credibilità sociale a mostrare il lercio della loro reale personalità. Dal ratto delle sabine , agli stupri collettivi di imberbi , alle spose bambine dell’ india alle amputazione di parte dei genitali muliebri , un continuum di pervasiva violenza che la moderna società non fa altro che elevare agli onori della cronaca per dimenticarsene il giorno successivo. Immobilismo ed medievalismo dei codici di procedura penale che permettono che un assissino turpe possa uscire dalla detenzione dopo non molti anni, disinteresse dell’ apparato scolastico che insegna ai ragazzi il manzoni o il foscolo e non l’ habeas corpus e l’ inviolabilità della persona umana. Magistrati che si preoccupano di intercettare anche le più stupide telefonate e non comprendono questo cancro violento di una maschilismo imperante ed assassino. Quanta regressione troverebbe Bachofen se potesse vivere ai nostri giorni. C’è proprio di che vergognarsene.