Afganistan: diminuisce di poco la mortalità infantile e materna legata al parto

La mortalità infantile in Afghanistan purtroppo non diminuisce sensibilmente, nonostante i milioni di dollari spesi negli ultimi 9 anni.

Quasi un decennio  di donazioni da varie fonti (World Bank, USA ed UE) per supportare progetti sulla salute delle donne in maternità hanno portato ad una marginale riduzione della mortalità per madri e bambini secondo le stime di un recentissimo report delle Nazioni Unite sull’argomento.

La diminuzione è da 1.600 su 100.000 nascite nel 2001 a 1.400 in 2010. La mortalità infantile è scesa dal 165 su 1.000 in 2001 a 111 nel 2008, mentre la mortalità dei bambini al di sotto dei 5 anni è diminuita dal 257 al 165 per 1.000 unità, secondo il rapporto Trends in Maternal Mortality 1990-2008, presentato al Summit sui Millennium Development Goals (MDGs) tenutosi in New York dal 20 al 22 settembre.

Quali i progressi? Attraverso una rapida espansione del servizi sanitari su 80% del territorio e uno sviluppo della campagna di immunizzazione negli ultimi anni, stando a quanto dichiara il Ministro della Salute Dalil, sono tangibili miglioramenti.

Mancanza di istruzione, mancanza di strade, penuria di personale sanitario, bassa qualità nell’erogazione dei servizi sanitari e scarsità di cibo: questi i maggiori ostacoli da superare, continua Dalil.

Infatti l’Afghanistan secondo l’UNICEF si posizionava l’anno scorso come il paese peggiore su ben 202 in termini di mortalità infantile e materna: 1 donna su 8 qui affrontava un rischio continuo di morte collegato alla gravidanza e al dare alla luce nel 2009  e oggi sarebbe migliorato di poco  (1 donna afgana su 11).

La cosa che fa riflettere è che nonostante un 54% di aumento della spesa nella salute pubblica negli ultimi 6 anni (da 163.6 milioni di dollari nel 2004 ai 277.7  del 2009), risultano solo 10.92 dollari pro capite, cifra bassa rispetto ai 15-30 raccomandati dal WHO.

Il punto della situazione sugli obiettivi del millennio: una chance anche per i diritti delle donne.

Summit 2010Dal 20 al 22 settembre a New York si terrà il Summit delle Nazioni Unite che il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon definisce “un’opportunità cruciale per raddoppiare gli sforzi nel realizzare gli Obiettivi del Millennio” che dovranno essere raggiunti entro il 2015. Un’occasione per fare il punto della situazione, a dieci anni dalla firma della Dichiarazione del Millennio, sullo stato di avanzamento degli impegni presi dai leader mondiali nel 2000. Il concetto fondamentale sembra essere “accelerare”. E creare un piano d’azione realistico e preciso per raggiungere il traguardo.

Gli Obiettivi toccano temi fondamentali quali la riduzione della povertà e dell’insicurezza alimentare, la progressiva diminuzione della diffusione dell’HIV/AIDS, la salute dei bambini e la sostenibilità ambientale. E la condizione delle donne occupa un posto importante, dato che la salute in gravidanza, il raggiungimento della parità di genere e l’educazione universale sono obiettivi prioritari.

Come sottolineano le associazioni impegnate nell’aiuto allo sviluppo e contro la povertà, gli Obiettivi del Millennio soffrono di una mancanza di riconoscibilità da parte del grande pubblico, la cui mobilitazione è necessaria per far pressione sui leader perché assolvano i propri impegni entro la scadenza del 2015.

I diritti umani e in particolare i diritti delle donne sono alcuni degli argomenti principali che le organizzazioni vogliono mettere al centro della lotta contro la povertà.

Secondo il Rapporto 2010 sugli Obiettivi del Millennio l’uguaglianza di genere è strettamente correlata alla povertà, dato che proprio la povertà è l’ostacolo più grande per esempio all’istruzione per le bambine, sia in età da scuola primaria che secondaria: le bambine più povere hanno 3 volte le probabilità di non ricevere un’istruzione rispetto alle coetanee in condizioni economiche migliori. Senza contare il livello qualitativo dell’impiego lavorativo per le donne, pagato meno di quello degli uomini, e reso ancor meno sicuro dalla crisi mondiale.

Aaron Sherinian, portavoce della UN Foundation afferma che “si sta cercando di permettere alle persone di capire che gli Obiettivi del Millennio sono istanze globali collegate alla fame, alla povertà, alla salute, alle donne e ai bambini, anche usando argomenti e termini in cui la gente si possa identificare”.

Intanto in tutto il mondo, dall’India all’Italia, si moltiplicano le iniziative per far sì che al Summit di settembre i grandi della terra possano sentire la voce della gente. E mantenere le promesse.

Fonte: Irin News

Per saperne di più: http://www.un.org/en/mdg/summit2010/

                          http://www.standupitalia.it/Il-Summit-di-settembre